Brunetti 2018

PREMIO NAZIONALE LETTERARIO

“PATRIZIA BRUNETTI”

SENIGALLIA

2018 – XI EDIZIONE

REGOLAMENTO per la PARTECIPAZIONE

Art. 1)

– Sezione A  POESIA:  poesie, edite o inedite, con i dati e il recapito dell’Autore.   

– Sezione B  NARRATIVA: racconti, editi o inediti, con i dati e il recapito dell’Autore.

Ogni autore può partecipare ad entrambe le sezioni: A Poesia, B Narrativa.

Numero delle poesie minimo 5 massimo 10 – Numero dei racconti: minimo 1 massimo 3.

Art. 2) I lavori in 3 copie vanno inseriti in un unico plico con un foglio contenente i dati dell’autore, l’indirizzo, il telefono e la mail. Per ciascuna sezione (A-B) alla quale si partecipa, è richiesto un contributo di 10€ da allegare nella busta per spese di cancelleria e segreteria, oppure da versare con bonifico a Associazione Sena Nova su IBAN IT 81K03 11 12 13 000 000 000 10056. Allegare ricevuta di versamento. Causale: Premio Patrizia Brunetti 2018.

Art. 3)  Scadenza:  mercoledì 31 ottobre 2018

Gli elaborati devono essere spediti (o consegnati a mano) a uno dei seguenti indirizzi:

– Albergo Bice, Viale Leopardi 105, 60019 Senigallia (AN) –  Tel & Fax: 071 65 221

– Associazione “Sena Nova”, Via Oberdan  3,  60019  Senigallia (AN) Tel: 338 23 29 903

INFORMAZIONI: camillo.nardini@lbero.it

PREMI

1° Premio assoluto: Una creazione della Gioielleria Pettinari di Senigallia

2° Premio assoluto: Una creazione della Gioielleria Pettinari di Senigallia

In assenza del vincitore, questi due Premi non verranno spediti, ma destinati ad una successiva manifestazione.

1° Premio Sezione Poesia: Targa personalizzata, soggiorno gratuito presso l’Hotel Bice (pernottamento compreso) per il giorno della Premiazione e stampa di 30 volumi di una Antologia contenente le opere dell’autore (fino ad un max di 65 pagine).

2° Premio Sezione Poesia: Targa personalizzata, soggiorno gratuito presso l’Hotel Bice (pernottamento compreso) per il giorno della Premiazione e stampa di 15 volumi di una Antologia contenente le opere dell’autore (fino ad un max di 65 pagine).

3° Premio Sezione Poesia: Targa personalizzata.

1° Premio Sezione Prosa: Targa personalizzata, soggiorno gratuito presso l’Hotel Bice (pernottamento compreso) per il giorno della Premiazione e stampa di 30 volumi di una Antologia contenente le opere dell’autore (fino ad un max di 65 pagine).

2° Premio Sezione Prosa: Targa personalizzata, soggiorno gratuito presso l’Hotel Bice (pernottamento compreso) per il giorno della Premiazione e stampa di 15 volumi di una Antologia contenente le opere dell’autore (fino ad un max di 65 pagine).

3° Premio Sezione Prosa: Targa personalizzata

I premi non sono cumulativi

La Cerimonia della Premiazione si svolgerà sabato 1 dicembre 2018  alle ore 11,30 presso la Sala delle Conferenze dell’Albergo Bice – Senigallia.

Al termine della Cerimonia i presenti saranno graditi ospiti per il tradizionale  pranzo- buffet offerto dai titolari dell’Hotel Bice.

I premiati saranno personalmente e tempestivamente avvisati.

La Giuria sarà formata da competenti qualificati.

RISULTATI PREMIO “PATRIZIA BRUNETTI” – XI Edizione

I VINCITORI, I FINALISTI, LE MENZIONI, I COMMENTI DEI GIURATI

Stimatissimi partecipanti, l’impegnativa e spesso impervia selezione dei lavori si è conclusa.

La Giuria, nel corso dei cinque mesi dedicati alla lettura di quasi 11.500 fogli, ha provato a scegliere le prime tre opere da collocare sul podio, e lo ha fatto con grande rispetto e doverosa attenzione verso i lavori che affluivano e progressivamente si leggevano. Molti scritti si sono caratterizzati per la qualità, e quasi si sono imposti per lo stile interessante o la passione messa. Il compito di indicare solo 3 vincitori ha imposto ai lettori giurati scelte necessarie. Così, a conclusione dei numerosi incontri, la Giuria ha dovuto constatare che, per la necessità imposta dalla matematica, restavano fuori dai primi tre molte opere, pur meritevoli di podio.

Le scelte dei giurati sono sempre state condivise all’unanimità, mentre migliaia di fogli, contrassegnati dai protocolli d’ingresso, attendevano pazientemente il loro turno. Gli ultimi giorni sono stati i più faticosi. Al termine di tutto, la convinzione di aver lavorato con correttezza.

Un sentito Grazie a voi tutti, gentilissimi Autori, per la straordinaria adesione.

Un ringraziamento speciale agli scrittori delle Marche che con la loro partecipazione hanno dato sin dall’inizio, e continuano a dare, significativo lustro al Premio.

Particolare gratitudine ai titolari dell’Hotel Bice – la zia Anna con i fratelli di Patrizia: Luigi, Stefano, Claudio e Andrea – che mantengono viva la memoria di Patrizia con questo Premio Letterario a lei intitolato.

Vi attendiamo per la Premiazione sabato 1 dicembre 2018, dalle ore 11,15 in poi, presso il Salone dell’Hotel Bice, a Senigallia. In tale circostanza, saranno letti alcuni brani. Il tradizionale buffet, offerto ai presenti, concluderà l’incontro.

I vincitori e i partecipanti potranno prendere accordi con l’Hotel per l’accoglienza. I primi due vincitori di Sezione Poesia e Sezione Prosa avranno diritto, come da Bando del Concorso, all’ospitalità gratuita per cena, notte, colazione e pranzo.

VINCITORI NAZIONALI PER SEZIONE POESIA

Mariani Tullio, Molina di Quosa (Pisa) 1° Premio Assoluto

Raouf Nily, Marina di Pisa 1° Premio

Bajo Paola (Venezia) 2° Premio

Maltempi Lena, Falconara 3° Premio

CITAZIONE D’ONORE PER SEZIONE POESIA

Monari Tiziana (Firenze)

Lorenzo Spurio (Jesi)

Armellini Paolo (Cuneo)

VINCITORI NAZIONALI PER SEZIONE PROSA

Scala Simone, Senigallia – “Hikkomori”, “Decimazione” 1° Premio Assoluto

Dominici Pierina, Rimini – “Scarpe” 1° Premio

Sospetti Roberto, Ascoli Piceno “Insania svastica” 2° Premio

Rota Bulò Natascia, Bergamo “Un giorno di pioggia” 3° Premio

CITAZIONE D’ONORE PER SEZIONE PROSA

Crivellaro Marco, Negrar (Verona) “Monastero di Praga”

Rovaldi Roberto, Senigallia (AN) “Start up”

Sabbioni Gabriella, Spoleto (PG) – “Il pozzo dei butti”

Turci Mario, Varese – “Incontro inatteso”

Pujia Domenico, Roma – “Portatemi in Paradiso”, “I liberatori”

Maccagnani Saverio, Reggio Emilia – “Venezuela”, “Prima di partire”

Sezione “Autori delle Marche”

Angeletti Elvio, Marzocca di Senigallia (AN), Bastari Alexandra, Marzocca di Senigallia (AN), Berni Anna Maria, Senigallia (AN), Brugiatelli Antonella, Montignano di Senigallia (AN), Brugiatelli Frattesi Rolanda, Montignano (AN), Catolfi Angela, Treia (MC), D’Amico Maria Luisa, Falconara (AN), De Fanis Mario, Falconara Marittima, Di Nicolantonio Luigi, Falconara M.ma (AN), Galanti Chiara, San Benedetto del Tronto (AP), Gradara Laura, Falconara (AN), Mancini Fausto, Amandola (FE), Marchegiani Rita, Montecassiano (MC), Marchetti Maria Pia, Ancona, Massi Daniele, Trecastelli (AN), Montesi Costantini Luigi, Nori Giuseppe, Ponzano di Fermo (FM),, Paniconi Nazzareno, Trecastelli, Pagliari Matteo, Castelleone (CR), Pizzi Novella, Cupramontana (AN), Romagnuolo Domenico, Camerata Picena, Salvucci Luciana, Colmurano (MC), Silvestrini Maria Pia, Senigallia (AN), Tranquilli Marco, Senigallia (AN).

CITAZIONE D’ONORE PER “Autori delle Marche”

Patonico Franco, Senigallia (AN), Prediletto Vincenzo, Senigallia (AN), Uguccioni Claudio, Colli al Metauro (PU).

MENZIONE SPECIALE PER “Autori delle Marche”

Battaglia Liliana, Senigallia (AN), Curzi Valtero, Senigallia (AN), Landini Marisa, Marzocca (AN), Rovaldi Roberto, Senigallia (AN), Natalucci Massimo, Senigallia (AN), Piergigli Fiorina, Senigallia (AN), Soffici Barbara, Senigallia (AN), Spurio Lorenzo, Jesi (AN).

I COMMENTI DEI GIURATI

Sono qui riportati i commenti (che non vogliono essere “giudizi”, ma semplicemente riflessioni) su molte delle opere pervenute, e tutte attentamente lette. Logicamente non tutte sono corredate di commento, perché non sarebbe stato possibile, dato l’alto numero dei partecipanti e l’immane mole di lavoro che avrebbe comportato. Le riflessioni qui trascritte sono il risultato di una raccolta dei vari pensieri che venivano espressi dai giurati e trascritti da un paio di segretari verbalizzanti che organizzavano le riflessioni in periodi più o meno compiuti. Successivamente hanno abbinato i numeri ai nomi. Tali riflessioni saranno rese pubbliche, tranne che non ci venga inviato un espresso divieto entro il 5 dicembre 2018.

Alfano Pietro. La poesia è sentita dall’autore come approdo sereno, rifugio, luce che “illumina ogni emozione” e, quando i pensieri vagano nel buio, “illumina l’anima”.

Angeletti Elvio, Marzocca di Senigallia. Spunti diversi per composizioni diverse con ispirazione varia. Buona la capacità di costruire le strofe.

Ardizzoni Nerina, Renazzo di Cento. “Fiori recisi”: una interessante raccolta di poesie. Ciascuna di esse è abbinata al nome di un fiore e tutta la raccolta è dedicata all’universo femminile. Forte e cruenta “Crisantemo”; mesta e dolorosa “Bocca di leone”; dolente “Iris”; forse aperta alla speranza “Tulipano”.

Armellini Paolo, Cuneo. Le poesie: è interessante la capacità dello scrittore di cambiare ritmo e tono ai versi. L’ispirazione è varia: ora festosa ora pensosa, disincantata comunque, nel ritmo breve di una filastrocca. Il racconto: storia di due solitudini presentate sotto il titolo “Una solitudine ripagata”. Alla pensione “Villa Vittoria” di Sanremo l’incontro con l’anziano cantante lirico Sismondi cambia la vita allo scrittore e dà nuovo smalto al cantante.

Astolfi Gabriele, Bologna. Tre racconti esposti con indubbia padronanza del ritmo narrativo e della qualità stilistica. Nel primo, uno spunto effimero, quello della vacanza, diventa occasione per una carrellata di ricordi che si mescolano al presente; alla fine, l’autore decide di andare sull’Appennino anziché al mare, e … “al diavolo i ricordi”. Nel secondo – “La vita, un dono da accudire” -l’ambientazione cambia, l’età avanza, la casa per le vacanze diventa casa di accoglienza e la memoria si prepara a fare i conti con l’Alzheimer. “La Minghina” è un flash che illumina il passato e si accende sul lontano teatro dei burattini: qui le tendine si chiudono su un giaciglio di legno.

Bajo Paola, Spinea (Venezia).L’autrice conosce ben l’arte della composizione, dell’accordo, della costruzione stilistica che accosta versi, contrappone immagini, inverte sequenze creando nessi nuovi e figure poetiche che sorprendono per la formulazione moderna e il ritmo, sempre vigilato nella misura.

Baldassarre Francesco, Bari. L’autore conosce la macchina con la quale si costruisce il verso, possiede la lingua, è ricco di sentimenti e di immagini.

Baroni Mario, Cotignola (Ra). Tre storie, brevi e intense, di personaggi che sembra abbiano un unico desiderio: morire.

Bastari Alexandra, Marzocca di Senigallia (AN). Tessere poetiche di varia efficacia: alcune luminose e ricche di sentimento, altre malinconiche e tristi, altre ancora lievemente sorridenti. Tutte tenute insieme con buona cura e abile attenzione.

Battaglia Liliana, Senigallia (AN). Quadretti naturalistici e memorie storiche si intrecciano con spunti autobiografici. Buona la scelta dei versi e anche la capacità di renderli musicali nei diversi ritmi.

Battista Claudio – Storia di un rapimento nato male, condotto bene e finito benissimo. Tutti gli ingranaggi della macchina narrativa sono connessi bene e oleati con cura, anzi, con attenzione speciale rivolta a scrutare le trasformazioni degli stati d’animo e delle relazioni interpersonali tra i due protagonisti – l’autore del rapimento e il bambino rapito – che alla fine finiscono per …

Belvisi Sergio, Olona (VA)- Tre brevi racconti: il primo ha come protagonista un migrante, il secondo narra una sosta alla stazione di Milano, il terzo è un bel quadretto che incornicia un ritratto familiare. L’autore sa scrivere e sa mantenere desta l’attenzione del lettore.

Bernacchi Chiara, Pavia. Due racconti: “La caduta” e “Quello che ci salva”. Il primo è un racconto originale, anche bello, elegante, condito con un pizzico di ironia che annega (si fa per dire) ad Amsterdam, in un disincantato addio. Un po’ come l’abbandono di Arianna: Dioniso la lasciò nell’isola di Nasso. “Quale meraviglia avrebbe riservato – all’autrice – l’abbandono” di quel “Lui” mitizzato nel film che scorreva solo nella sua mente?. Il secondo, anche questo scritto bene, è un giallo, un po’ macchinoso che confida nella capacità del lettore di ricostruire tutta la storia mettendo insieme i vari tasselli che la compongono.

Berni Anna Maria, Senigallia. Otto composizioni nelle quali l’autrice si interroga sulla vita dell’uomo e sul suo peregrinare senza fine. Un invito alle donne a non perdersi d’animo, perché “a tutto c’è rimedio, continuate a sperare”. E la consapevolezza che la pace è solo “una bella parola”: la storia si ripete sempre e “le guerre continuano in larga scala”.

Biasoli Maria Cristina, Molinella (Bologna). La fonte ispiratrice di quasi tutte le poesie è la natura, ora con le sue rose bianche, ora con le sue viole, talvolta nella nebbia, talaltra nel freddo e nel vento; in attesa che esca il sole e “tornino ad asciugarsi le pozzanghere”.

Brugiatelli Antonella, Montignano di Senigallia. Otto poesie legate insieme dal filo comune di una natura dipinta con i colori tenui della nostalgia. Un delicato rimpianto le accompagna tutte e le presenta al lettore con pacata malinconia.

Brugiatelli Frattesi Rolanda, Montignano (AN). Composizioni fresche, originali, condotte con garbo e felice vena narrativa. Una sottile ironia attraversa tutte le poesie, molte delle quali attingono alla vita quotidiana di un tempo passato, visto con nostalgia, qualche rimpianto e un pizzico di sorridente memoria del tempo che fu.

Buono Nunzio, Casorate Primo (PV) Cinque poesie (tre delle quali rivolte a un’interlocutrice immaginaria) che rivelano indubbie capacità creative e pregevole ispirazione poetica.

Calandriello Michele. L’autore è capace di dipingere, con matita felice, arguti quadretti familiari, meditazioni malinconiche e ballate nostalgiche, ma non tristi.

Calzavara Sara, Meolo (VE). L’autore sa scrivere e conosce gli strumenti per mantenere sempre vivo il ritmo narrativo. Forse, se un appunto si può fare, è nella chiusura debole dei suoi racconti.

Campanalunga Maria Serena, Trani. Due racconti stesi con penna lineare, sintassi semplice, voce pulita e quel pizzico di verve in più che li rende gradevoli.

Casalini Jean Christophe, di Rozzano (MI) “Generazione arcobaleno”. Un romanzo interessante, scritto e costruito bene (250 pagine). Il protagonista, Nathan, attraversa tutte le pagine affidandosi alla penna della sua fantasia creativa e compie un viaggio fantastico che sembra (o forse è?) un sogno, per metà deluso e per metà disincantato: scopo del suo viaggio è quello di consentire alla società di conquistare la consapevolezza dell’esistenza. L’esperienza della reincarnazione sembra dargli tutte le possibilità per lottare contro un potere troppo grande per le sue capacità. Il finale, quasi a sorpresa, è nel suo risveglio.

Catolfi Angela, Treia. Cinque poesie che, caratterizzate da una lieve cadenza musicale, nel “galleggiare incerto dei ricordi”, rievocano “nei corridoi della memoria e negli itinerari del tempo” le figure dei propri cari.

Censi Luciana – Un breve racconto nel quale una madre irriducibile trova finalmente il modo di vendicarsi di chi ha rovinato la vita sua e della sua famiglia.

Chiarugi Marco, Castelfiorentino. Tre poesie. “Vittorio e solitudine”: teneri versi in memoria di Vittorio, che “come un bosco tagliato/aspetta solo/di essere rinato”. “La scuola della gioia”: un’argentina filastrocca sulla scuola e sulla gioia dei bimbi. “Gino”: una cantata triste in memoria di Gino.

Cibin Ceselin Daniela, Venezia. “Virginia, stella di mare”: un racconto scritto con buona aderenza ai moduli veristici, un pizzico di romanticismo che non guasta, un improvviso cambio di scena e un salto nel buio per un tragico finale. “Un caffè a Venezia”: quadretto disegnato con pennellate essenziali nella cornice di una Venezia da cartolina.

Cicale Antonella Maria Ilaria, Pozzuoli. Sette composizioni, a carattere prevalentemente meditativo, che invitano il lettore a riflettere sul dono della vita e sulla sua brevità. Il filo conduttore è il tempo, che trascorre inesorabile tra “la notte che non vuole dormire “ e “il giorno che è miracolo”.

Claudio Uguccioni, di Colli al Metauro (PU), “La verità sospesa” – Un ampio e solido romanzo (320 pagine), che ci porta nell’Anno del Signore 1606. Quasi un giallo storico, che ha come sfondo il Vaticano e come scenario un orizzonte che si estende dall’Italia all’Ecuador, da Roma a Quito. Al centro, un numero e un mistero: 1222. Tra situazioni molte volte complicate e vicende che si susseguono in un’atmosfera spesso inquietante, la storia procede … con la precisione di un orologio e il ritmo costante di un pendolo… fino alla sua naturale conclusione, a 2800 m. di altitudine.

Corsi Alessandro , Livorno . Brevi racconti scritti con onestà di intenti e buona vena narrativa.

Crivellaro Marco – “Il monastero di Praga”: un giallo immerso nella Città Vecchia di una Praga torrida degli anni Sessanta. Un collezionista di opere d’arte francese, un funzionario della Repubblica Ceca e una giovane e bella segretaria che annoda tutti i fili di una rocambolesca avventura a lieto fine. Un giallo classico che si legge bene, tiene in giusta tensione il lettore e lo spinge a girare le pagine per soddisfare l’eterna domanda: “Come andrà a finire?”.

Curzi Valtero, Senigallia. Otto poesie raccolte in un titolo “Emozioni al divenire del giorno. Ascoltando la natura”. Una voce sommessa, sospesa tra contemplazione e meditazione, esprime le intime riflessioni dell’autore, che compone con pacato ritmo musicale.

D Amico Maria Luisa, Falconara (AN). Un treno che si ferma per un fatto imprevisto: migliaia di cavallette hanno invaso i binari

De Fanis Mario, Falconara Marittima. “Quella musica del vento”: è la storia delicata, e tragica, di un violino, un allievo e una camera a gas. Sullo sfondo, i campi di concentramento in Germania.

De Santis Mario – Un racconto scritto con felice vena narrativa, non priva di commozione.

Di Santo Alessandra. Tre scatti fotografici su un’infanzia lontana, quando “mi facevo largo tra i rami con un libro tra i denti” e lei “era nata di maggio, quando non si sa ancora se il vento ghiaccia o consola”. Il tutto “sotto una pioggerellina che non inzuppa”. Tre intime meditazioni sulla vita.

Di Stefano Gianluca, Usmate Velate (MB).Lo scrittore propone versi dal ritmo molto moderno. Le composizioni sono fresche e tenui. L’autore è di buona cultura. Talvolta travalica la misura del lessico, ricorrendo a termini non proprio conformi con il resto.

Dottore Grazia, Messina. Le poesie sono oneste, proposte in chiave narrativa, con afflati sovversivi e memorie lontane, malinconiche e colme di future speranze.

Fantinato Rita, Vigonza (PD). Un racconto scritto con ispirazione verista. È una storia che si consuma “nella stagione della mietitura, mentre nella campagna le donne affaticate sono chine nel lavoro di una terra sterile che ricambia avara solo in sudore e sfinimento”. Una storia che, montata dai sussurri e dai pettegolezzi, trascina inesorabilmente i personaggi verso un tragico epilogo “sotto un cielo immobile con i rossi cirri”.

Fratoni Renzo, Crevalcore (Bologna). “Denise”, “Un affitto breve” e “Giovanili aggiornamenti”: tre racconti scritti con garbo e intelligente capacità di creare l’attesa. Buon talento nella distribuzione dei periodi e nella gestione dei colloqui.

Gabusi Isabella, Montale (Pistoia) – “Il pianto del mondo” è un racconto molto interessanti, scritti bene e con buona proprietà di linguaggio. L’autore sa descrivere soggetti a scene con indubbia capacità. “Faccia da schiaffi” è un altro racconto narrato con buon ritmo e suspence. Forse non sempre tutto è a fuoco, ma il tutto tiene e attrae il lettore. “La vita degli altri” è la storia, narrata con mano lieve e delicata, di un barbone. Narrazione sospesa tra pensieri e meditazioni di più persone che si muovono spesso spinte da preconcetti. L’autore colloca il narratore su più punti di vista.

Giovannino Giosuè, Avezzano (Aquila). Versi scritti da un animo delicato che rivela una personalità forte e un cuore tenero. Sono versi apparentemente semplici, in realtà accuratamente costruiti sul piano della colloquialità intima e della generosità solidale.

Giovelli Maria Francesca, Piacenza. Sei poesie, tutte scandite in quattro strofe e ciascuna autonoma dalle altre. Nell’attacco della prima strofa c’è quasi sempre la nota che dà il tono alle altre. L’ultima strofa contiene in genere il senso dell’intero componimento.

Gradara Laura, Falconara Marittima. Un racconto interessante, diretto, forte. Buona capacità di organizzare il dialogo. Un incontro nella casa al mare e un confronto con una realtà diversa, con la quale la protagonista deve fare i conti. E una crepa che si apre nelle sue certezze.

Ivagnes Massimiliano, Castrignano del Capo (LE). Due racconti ben fatti. Il primo è caratterizzato da una buona stesura ed è scritto con apprezzabile lingua e accorta costruzione del periodo. L’autore sa anche ambientare bene i fatti che avvengono nella successione dei giorni, rigorosamente scanditi. Il secondo, di pari livello qualitativo, mette in primo piano il tormento di un giudice chiamato ad emettere sentenza su un reato commesso dal figlio del suo migliore amico.

Landini Marisa, Marzocca di Senigallia (AN). Anima libera, spirito generoso, immagini vive.

Lepore Lucia, Firenze. Una raccolta di poesie che vanno da un buon ritratto al ricordo di una “stagione persa a sognare”, assieme ad altre che portano il lettore a seguire le emozioni e le memorie dello scrittore: i suoni, i paesaggi, le guglie guelfe e ghibelline, le solitudini, le domande irrisolte… “e poi il silenzio”.

Lorusso Francesco, di Manfredonia (FG) “Giulio Agricola” – Un racconto storico che prende le mosse dalla monografia scritta da Tacito in memoria di suo suocero. L’autore, che ha indubbia esperienza di scrittura, conduce per mano il lettore tra le tende dei campi romani, le guerre, le vittorie, i massacri e le sconfitte che hanno caratterizzato i cinque anni di campagna militare di Giulio Agricola. (Il corpo tipografico è troppo piccolo e, quindi, di non facile lettura).

Luscia Silvia, Ospitaletto (BS). Tre racconti interessanti. “Il negozio dei fogli di carta”: storia di Renzo che, mentre nella corsia di un ospedale medita sul significato di “melanoma” del suo referto, ripercorre la propria vita attraverso i ricordi. “Fiume: nome proprio di vita negata”: ha 97 anni, Rachele, quando alcune circostanze la invitano a mettere ordine nella matassa martoriata della sua identità. Spezzoni di ricordi, bombardamenti, dolori familiari. E un taxi che ripercorre, nella città di Fiume, una vita dolorosamente lontana e ancora molto vicina. La nave si allontana e il ricordo di suo padre le sta accanto. “La Moretta: passi di resina”: settembre 1944: 17 anni, una grande sete di futuro, una casa negata e i colpi secchi di una mitraglia che lasciano fra le dita l’umore della resina, “che ha il profumo dei capelli di Nina”..

Maccagnani Saverio, Reggio Emilia. L’autore di “Venezuela” e “Prima di partire” possiede indubbia vena creativa, sa scrivere e si trova a suo agio nel montaggio dei vari pezzi che costituiscono gli schemi dei due racconti. Non sempre riesce facile al lettore riordinare gli elementi. Ma questo è anche stimolante, perché non gli concede distrazioni.

Maffini Carla, Cortemaggiore (Piacenza). “Una Rotonda sul mare”: Emergono, dai ricordi di un passato coltivato nella memoria, figure e luoghi che il protagonista mette a confronto con il presente. Ma il passato gioioso, pieno di risate rumorose e fresche ingenuità, dove i cieli a primavera erano pieni di voli di rondini e la terra profumava di ginestre e di vini, mal si accorda con il presente informatico e computerizzato, fragoroso e frastornante.

Magri Paolo Antonio, Campobello di Licata (AG). “Oroginis” e “Mission impossibile”: due racconti che provano ad addentrarsi nel labirinto della fantascienza. Sia pur nella loro brevità, le due missioni ottengono un discreto successo.

Maltempi Lena, Falconara Marittima. L’autrice offre al lettore versi di indubbia delicatezza e tenera malinconia: la tristezza che accompagna il tempo che passa e la consapevolezza di una stagione al tramonto danno alla sua penna “il coraggio di scrivere”, E così, tornano alla memoria figure lontane, intente al lavoro nei campi e tra le vigne, mentre “i bimbi chiassosi giocano sull’aia, stringendo nella mano un pezzetto di pane, ancora caldo, appena sfornato” . Scorrono lievi i ricordi sul filo della malinconia che li lega tutti.

Mancini Fausto, Amandola (Fermo). Due racconti narrati con voce fluida. Il primo si chiude con un lieto fine; il secondo, dopo alcuni imprevisti dai risvolti pericolosi – si gira un film horror – si conclude con gli applausi di tutti i presenti e un bacio in fronte.

Maone Francesco, Velletri (RM). Cinque poesie, cinque quadretti realistici, pennellati con un bel piglio che sa di romanesco e disegnati con matita irriverente e quasi scanzonata, sulle vicende del mondo che circonda l’autore. Un mondo popolato dai più vari personaggi che si ingegnano nella quotidiana avventura della sopravvivenza.

Marchegiani Rita, Montecassiano (MC) Sette poesie regolate sull’orologio esistenziale di un addio; o forse di un’assenza. Sono versi mesti e inquieti, che la penna scrive attingendo linfa dal profondo del cuore, e “dell’assurda speranza di averti per me… rimangono le rose a marcare un addio”. È un lungo addio con un rimorso “ti ho lasciato andare via senza sapere che non saresti più tornata”. “Ancora ti cerco nel deserto che è lasciato dietro te”. Inutile consolarsi pensando che “gli amori perduti non cambiano casa”, perché non resta, all’autore, che contemplare che ormai inesorabilmente si allontana “in un angolo del tempo dove il cuore non emigra mai”.

Mariani Tullio, Molina di Quosa (PI). Quattro poesie attraversate da quattro fiumi (l’Ete, il Chienti, l’Arno e il Serchio) e altre due di forte connotazione esistenziale. Tutte collocate più nella dimensione del sogno che in quella del nostalgico rimpianto; fluiscono con pacata armonia lungo gli argini metrici dell’endecasillabo e del quinario. L’autore conosce bene l’arte della metrica e sa modellare le curve musicali del verso.

Massi Daniele, Trecastelli (AN). “Zitti tutti”, un racconto che si apre con la spigliatezza di un interno familiare ma vira rapidamente verso un epilogo amaro. Mario ogni mattina saluta sua moglie Rosa, prende la vecchia Citroën e va in fabbrica a stoccare campioni d’amianto. È un brav’uomo, Mario. Gli amici lo chiamano ormai Raspino. Il suo tempo libero lo dedica a una comunità di bambini disabili. È il 12 agosto, sono le 10 e fuori piove, quando uno di questi bambini “si avvia verso la sedia vuota di Mario, si siede, cupo in volto” e chiede silenzio: “zitti tutti”. Riposa in pace, amico Mario.

Meardi Candido -Dieci buone poesie raccolte attorno a un nucleo ispiratore unico ma tratte da circostanze varie. L’andamento prevalente è modulato su un ritmo lento, talvolta musicale, cantabile, orientato al rimpianto e regolato su una malinconia mesta e sospesa.

Mocchetti Angelo – Raccolta di dieci poesie. Un colloquio con se stesso scritto attingendo alla lingua classica, proposta spesso in formule originali, singolari accostamenti, immagini inattese – una stazione che si accorcia in tutta la sua lunghezza, il pedaggio di stagione d’oltre confine, i pomeriggi tinti di rimorso, i pini schiusi nella bottiglia del mattino, le murene ai polsi -. Indubbiamente, un autore da leggere a passo d’uomo, per poterlo apprezzare bene.

Monari Tiziana, Prato – La poetessa tocca vari argomenti e vari temi, quasi tutti di buona ispirazione. Buona la conoscenza della misura metrica e del ritmo. Particolarmente toccanti sono le poesie “Il mio nome è Giovanni, Tango, il sentiero dei papaveri, La luna nel pozzo”.

Montesi Costantini Luigi. Una serie di poesie costruite con un buon orecchio al ritmo e conoscenza della misura, delle cadenze, del mondo classico e dell’astronomia. Complice, la musa ispiratrice.

Moschini Alessandro, Montecatini Terme. “Sosta caffè”: vivace quadretto familiare con finale a sorpresa.

Natalucci Massimo, Senigallia. Dieci poesie, di varia ispirazione, raccolte attorno al tema unitario del disincanto. Ovunque, su di esse, si diffonde il sentimento dell’illusione umana, coltivata in silenzio e contemplata nel suo inesorabile spegnersi. È la lotta senza fine dei sogni che si infrangono inesorabilmente contro il muro del disincanto.

Nicolantonio Luigi, Falconara Marittima. Particolarmente interessanti le due poesie “Malinconia” e “Odo”, probabilmente perché chi scrive sente più vicino a sé il profumo del mare e il rumore delle sue “onde fragorose e chiare”. Buono anche il racconto “Una solitudine ripagata” che narra la storia di un incontro che cambia la vita del protagonista. Sullo sfondo: l’opera lirica. In chiusura: il dolore per la morte del cantante.

Nicolantonio Luigi, di Falconara M.ma “L’ultima poesia”. Un romanzo (196 pagine) che ha come protagonista Mattia e come attanti Erika, Betty, Lisa, Giulia, tra speranze e delusioni, attese e fallimenti, la piccola Venere, la morte di Lorenzo, … e un treno per Napoli. Un viaggio su un treno carico di nostalgie e una domanda – “è questo il senso della vita?” (p. 81) – alla quale solo il lettore potrà dare una risposta.

Nori Giuseppe, Ponzano di Fermo (FM). L’autore conosce l’arte del metro e i tempi del ritmo. Sono composizioni ricche di affetti familiari e autentici sentimenti, tradotti in poesie di fine sensibilità.

Olivero Fabrizio, di Torino. Un poemetto, “Il filo di Arianna”, composto in versi liberi ma accortamente cadenzati lungo il filo di una speranza: quella che la nonna Viola e il nipotino Pepe, dispersi durante un tragico bombardamento degli alleati sulla città di Torino, possano tornare a congiungersi con Arianna, figlia dell’una e madre dell’altro.

Palermo Francesco, Torchiarolo (BR). Versi composti su molteplici ispirazioni, costruiti con immagini forti, toni veementi e profonde nostalgie.

Paniconi Nazzareno, di Ripe. “Tre racconti della mia terra”. Tre affreschi per un trittico storico. L’autore restituisce al lettore, con buona tecnica e esperta capacità espositiva, i colori, le voci e i costumi dei marchigiani del secolo scorso fino ad entrare nelle corti del 1500. Nel primo racconto, Michele, invitato dall’amico Alberto, maestro, si mette in viaggio e attraversa le Marche, da Corinaldo al Sasso vicino a Carpegna. È un’occasione per portare il lettore con lui a scoprire lo stato delle Marche negli anni Venti: le strade, le chiese, le pievi, i centri urbani, i paesaggi, gli animali e le storie che fanno la grande storia, ma anche quella più piccola e semplice che narra l’incontro fra Michele e Teresa. Il secondo racconto segue la falsariga di un diario storico tenuto da un falegname. Oggetto delle riflessioni quotidiane è Corinaldo. Il tema ha come riferimento il periodo che va dal secolo scorso indietro, fin dove la memoria decide di fermarsi e commentare episodi lontani o contemplare i panorami delle Marche. Il terzo racconto ha come protagonista padre Lavinio. Diversi episodi sono caratterizzati dalle sue predicazioni. Un suo viaggio a San Severino, passando per Pioraco, porta il lettore a scoprire vari aspetti di quelle terre. In questa terza parte, lo scrittore apre più finestre sulle Marche e ce le racconta come una terra ricca di cibi, costellata di colli e monti, bella nei suoi mutevoli paesaggi e caratterizzata da diversi dialetti, sui quali l’autore spesso si ferma a riflettere.

Parrella Emidio, Napoli. “La libraia di Borriglione e il profumo dei libri”è un cammeo scritto con stile deciso e fresca vena narrativa. Tutt’intorno si respira buon profumo di libri.

Patonico Franco, di Senigallia “Sotto questi berretti bianchi”. Un piacevolissimo lavoro che recupera alla memoria una rilevante fetta della storia della Polizia Municipale di Senigallia. Aneddoti, vicende, fatti occasionali ed episodi -spesso vivaci e coloriti – animano i quartieri, le piazze, le periferie e il lungomare della nostra Senigallia occupando lo spazio temporale di circa quarant’anni. La narrazione scorre spedita, talvolta sorridentemente ironica, altre volte malinconica e piena di rimpianti.

Patrizi Antonio, Cannara (PG). “La sirena del fiume” e “Jelena”: due bei racconti su due vicende molto diverse. Il primo si muove tra la leggenda e la favola, il secondo si accosta con sentita commozione alla dolorosa vita di una giovane migrante venuta in Italia inseguendo il miraggio di una vita migliore.

Penoncini Edoardo, Ferrara. Composizioni interessanti, nelle quali le immagini oscillano fra decadentismo ornato e romanticismo melodico. Lo scrittore sa come funziona il verso e come si modula un’armonia.

Piccirillo Lorenzo, Pontinia (LT). Cinque composizioni indubbiamente originali, molto moderne, sia per la proposta grafica, sia per il lessico che spesse volte spiazza il lettore, costringendolo a seguire un discorso poetico ricco di sinestesie e analogie che lo obbligano a pause di riflessione.

Piergigli Fiorina, Senigallia. Versi di istintiva poesia su ricordi di un tempo lontano. L’infanzia lieta, i papaveri rossi, il bianco delle margherite e i colori della bandiera si mescolano insieme con il rimpianto di un desiderio inappagato.

Piko Cordis, Ascoli Piceno. Insania svastica: una buona narrazione, prevalentemente descrittiva; quadretti interessanti e lessico puntuale. Ricordi di guerra e scene di drammatiche deportazioni. “Un piccolo grande talento”: al centro un istituto, un orfanotrofio dove si muovono le suore, il bravo Giulio, il buon Farinelli, il maestro Ventura e, sullo sfondo, le musiche di Rossini.

Pizzi Novella, Cupramontana (AN). Una raccolta di sette poesie e un racconto. Le poesie, tutte felicemente ispirate e di apprezzabile livello stilistico, toccano vari argomenti e conducono il lettore in vari luoghi: dalla casa dell’adolescenza alla giostra, nella piazza del paese, fino al bacio dato a un viso avvolto nel languido bagliore di un tempo lontano. Il racconto del nipote Marco, che si sviluppa nel ricordo dei nonni, Carlo e Beatrice, si intreccia con un’altra storia che ha come attori Silvia e Matilde.

Prati Marco, Cesena. “Gli occhi di Hans”: un buon racconto, nel quale tempi, modi e forme sono organizzati e gestiti molto bene dal narratore. Forse una qualche indulgenza di troppo verso il sentimentalismo. O, forse, una commozione ineliminabile se si deve narrare la storia triste delle vicende di Teresa e Hans nel campo di concentramento ad Auschwitz, fino al doloroso epilogo.

Prediletto Vincenzo, Senigallia. “Addio Siracusa” e “Magiche emuzziuni”: una godibilissima ricostruzione storica condotta con i pastelli vivaci del dialetto siculo che dà vita alla storia ed ha anche la forza di diventare poesia.

Pujia Domenico, Roma. “Portatemi in paradiso”: storia di un’anima, raccontata per frammenti. L’autore sa utilizzare bene il lessico, sempre adeguato al contesto. La cifra narrativa si sviluppa sul registro della paratassi e delle coordinate che rendono caleidoscopica la serie di scene che si succedono: un ascensore che sale, una porta che si apre, un paradiso dal quale osservare, giù in fondo, “le finestre che si stanno chiudendo”. “I liberatori”: un ricordo di guerra, un incubo lontano e le sue conseguenze.

Rainero Pietro, Acqui Terme (Alessandria). Tre racconti scritti con felice vena narrativa e buona attenzione all’intreccio. Interessante “Apriti, Sesamo!” nel quale un accorto ispettore Maigret decide di ricorrere alla collaborazione dell’ispettore Clews per la soluzione di un drammatico enigma.

Raouf Nily, Marina di Pisa. Sette poesie di intensa forza poetica e creativa. Colori, rumori e baci, schegge di luce, libellule, cantilene e sciami di stelle si mescolano pirotecnicamente con sinestesie, anafore, assonanze, metafore; ma non sono mai giochi linguistici gratuiti, bensì forme sorgive che nascono spontanee dalla capacità creativa dell’autrice.

Romagnuolo Domenico, Camerata Picena. “I racconti del signor SAV”: un sorridente racconto, a fitta tramatura, ricamato con tante storie. Protagonista è il signor Savino che, per non ha appassire invecchiando, scrive vicende che altri gli raccontano.

Rota Bulò Natascia, Bergamo. “Un giorno di pioggia”. Un racconto di attese registrate dalla penna “in presa diretta”: la protagonista, che attende l’autobus in un giorno di pioggia, attende anche un bimbo. Finalmente l’autobus arriva e la donna vi sale sopra. Ma il viaggio non sarà molto comodo. Finalmente, la fermata … attesa. Scende, torna a casa e finalmente “chiude la porta su questo lungo giorno di pioggia”.

Rovaldi Roberto, Senigallia. Quattro racconti – “Start me up”, “Sulle ali del vento”, “Una pietra filosofale”, “Forse nessuno lo sa” – scritti con interessante capacità di annodare le vicende e buona padronanza linguistica. Il primo è un viaggio fino a Dover, in Inghilterra, accompagnato dalla musica di due giganti del disco in vinile, i Beatles e i Rolling Stone. Il secondo si porta sulle Ande mentre il pianoforte suona Imagine, di John Lennon. Il terzo conduce a vivere un’esperienza mistica in un tempio che conserva una pietra sacra. L’ultimo è un viaggio interiore che prende lo spunto da una visita al salone del libro di Torino.

Sabbioni Gabriella, Spoleto. Racconti interessanti che alternano il passato al presente. Luoghi diversi e personaggi diversi animano molte scene e rendono viva e interessante la lettura, mentre le date scandiscono inesorabilmente il caleidoscopio del tempo: 1965, 1929, 1937, 1942. Insomma: una storia vera, un ricordo dei nonni, e lo scrittore che si ritrova, oggi, anno 2009, a raccogliere “i cocci rotti”

Saia Giovanni, La Spezia. Più che di tre racconti, potremmo parlare di una trilogia che ha, come protagonista unica, Clara. La narrazione si sviluppa intorno a tre temi: il dramma che deriva dalla mancanza di lavoro; l’inferno della droga; la scelta da fare di fronte a un improvviso benessere. Il filo conduttore è nell’abilità dello scrittore nel chiamare continuamente in causa il lettore per affidare a lui una eventuale diversa conclusione del racconto.

Salvucci Luciana – Cinque poesie offerte con proposte grafiche sempre diverse che chiedono, anche alla vista del lettore, di partecipare al flusso delle emozioni che di volta in volta partono dallo scritto. Colore dominante: il giallo.

Santoro Sergio, Lecce. Le poesie sono ispirate e quasi tutte ben costruite. Molti spunti creativi sono tratti dalla fine capacità di osservare la natura e indagarne gli aspetti, anche quelli meno appariscenti.

Scala Simone, Senigallia (AN). “Hikkomori”, “Decimazione”, “Vita da rotaia”. Tre interessanti racconti scritti bene, sotto il segno zodiacale dello sconforto rassegnato, ma fino a un certo punto. Andrea, un Hikkomori (così lo definisce uno strizzacervelli) che ormai pesa 147 kg, non esce più da casa, se ne sta seduto tutto il giorno di fronte al suo pc. È malato? No. Lui sa cos’è la rete. Ma non sa cos’è la vita. Dieci uomini, in “Decimazione”, ignorano ancora – ma per poco – che, per un ordine illogico affidato alla follia di una logica militare, saranno schierati di fronte al plotone d’esecuzione. Una porta scorrevole dello scompartimento di un treno locale, che si apre e si chiude più volte, scandisce i vari episodi che accadono a un pendolare durante il suo viaggio.

Sebastiani Fabrizia, Roma. “El diablo”: un racconto lineare, ordinato, scritto bene, in forma piana; non privo di atmosfera.

Sesia Piero, Torino. Due buoni racconti. “Gradino 58”: maggio 1939, camice nere e bianche camicette alla stazione ferroviaria. Un treno che sbuffa, lancia il suo grido di animale e tutti salgono nelle scomode carrozze ferroviarie. L’adunata, l’appello, la sfilata e la notizia inattesa: Giovanna e Saverio saranno a pranzo con il Duce. In conclusione, una “esperienza memorabile”, mentre la manifestazione e la parata si avviano alla chiusura; però… “però, nessuno ci ha portato da mangiare, ecco perché ho fame”. Il secondo racconto, “È tornato Saverio e parla italiano”, ci riporta al 1946. La stazione di Torino in macerie, lunghissime code in attesa alle biglietterie, uno zaino sfilacciato e Saverio che si affaccia alla nuova realtà. Gli mancano ancora 50 km per raggiungere la famiglia. Una parentesi che si apre sul ricordo, con Danica, una ragazza dalla bellezza irregolare. Poi il viaggio in treno e altre parentesi che si aprono fino al ritorno a casa.

Silvestrini Maria Pia, Senigallia (AN) Cinque poesie che recuperano i tasselli di un passato lontano e lo ricostruiscono in un piccolo mosaico della memoria, fatta di spensierata adolescenza, viaggi, incontri e nel “borgo che si accende e riannoda i fili della sua storia”.

Soffici Barbara, Senigallia. Il titolo che l’autore dalla raccolta, “Amore” riassume in sé il sentimento ispiratore delle 10 poesie. Sono tessere geometriche che compongono un mosaico proporzionato, composto di lievi allusioni, tenui accenni, intime riflessioni. L’autore non ha bisogno di svelare del tutto i suoi sentimenti, perché sa che l’impalpabile dimensione che segna lo spazio tra sé e l’altro sarà colmato dall’amore innocente che coltiva nel cuore.

Sorrenti Vito, Sesto San Giovanni (Milano). L’autore è molto abile nel passare da un registro a un altro, da un’ispirazione futurista a una vena romantica, da una strofa tenera a una moderna e piena di energia. Al centro, una fonte ispiratrice unitaria e coerente. Ovunque si sente una bella voce e una apprezzabile capacità di verseggiare.

Spurio Lorenzo, Jesi (AN). Dieci poesie che traggono spunto da immagini oggettive, temi intimi, situazioni passeggere che non di rado si traducono in messaggi diretti al lettore. Belle molte sinestesie e interessanti analogie. L’autore conosce l’arte che dà il ritmo al verso. Intrigante è l’abilità di modellare la lingua su forme tratte dal repertorio ricchissimo offerto dalla natura.

Tranquilli Marco, Senigallia. Composizioni moderne e classiche allo stesso tempo. Brevi indugi su un passato lontano e strappi rapidi verso un futuro che sfuma in direzione dell’eternità. Il procedimento è prevalentemente basato su coppie di realtà oppositive: verità-menzogna, vita-morte, andare-aspettare, canto silente, eterno nulla dell’istante, silenzio veloce del vento.

Turci Mario, Lozza (VA). “L’incontro inatteso”. Un racconto sul doppio binario di un singolare duetto tra Jennifer e Mauro. Prima duetto canoro, poi letterario. Cala il sipario (a pagina 49) su un’esperienza indimenticabile e sulla consapevolezza, purtroppo, che i “due cuori entrati in contatto, appartengono ad altre due persone”.

Uricchio Caterina, Busto Garolfo Milano – Alcuni versi sono di ammirevole delicatezza. Si tratta di poesie che sgorgano da una vena musicale triste, che scorre sui rimpianti e non lascia spazio ad alcuna luce sulla speranza.

Vador Luigino, San Quirino (Pordenone). “Il desiderio di volare”: un racconto interessante, anzi bello. Al centro della narrazione c’è un’amicizia che si sviluppa lungo la strada di una promessa: il traguardo è “l’albero della vita”. Un forte temporale spazza via lo spettacolo e porta alla devastazione; ma porta anche un imprevisto incontro con una illusione.

Viselli Riccardo, di Ceprano (FR) “Gli Ebefanti”. Un buon libro, di 230 pagine, scritto bene e narrato con tutti gli accorgimenti necessari a sviluppare un romanzo dalla trama intrigante. Le vicende, che si svolgono in un paesino dell’Italia centrale, assumono spesso pieghe drammatiche. I personaggi (il maresciallo, con il brigadiere, l’appuntato e il carabiniere; assieme con barista, cameriere, direttore delle poste e notaio) si muovono tra le cautele degne di un racconto giallo e i giorni di allegria propri delle festività paesane. La soluzione di tutto è nel finale.

Willy Piccini, Trieste: “Piangi per noi Argentina”: un commosso ricordo dei desparecidos (Argentina 1977, dittatore Vileda); “Forse”: un racconto che raccoglie alcuni fatti essenziali della vita dello scrittore, a partire da quando suo padre era stato “spedito in Russia a combattere per una guerra che la famiglia non riusciva a comprendere”; “Riverberi a Miramar”: la storia fantastica, cioè una fiaba, che ha come protagonista Alice. Per meglio dire: un’alice.